L'isola dei favolosi

Cinquant'anni fa nasceva Carosello

qua tutti i ricordi

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    Cinquant'anni fa nasceva Carosello. Andò in onda alle 20.50 del 3 febbraio 1957, sull'unico canale della Rai. Chiuse i battenti vent'anni dopo, segnando un'epoca nei costumi e nelle abitudini sociali degli italiani. Perché, come si disse a lungo, "i bambini vanno a letto dopo Carosello". Da Calimero al pianeta Papalla, storia, immagini, ricordi di un fenomeno :felice:


    Carosello, basta la parola



    Erano le 20.50 del 3 febbraio 1957 quando uno squillo di trombe apriva le porte di un teatrino in bianco nero firmato da Luciano Emmer che entrava squillante nelle italiche case: era nato Carosello e da quel giorno in poi, per circa vent'anni, venne segnato il confine per la nanna di ogni bambino. Vai a letto dopo Carosello, tormentone delle famiglie, divenne lo slogan insostituibile per godere di una televisione ancora capace di inventare sipari di cabaret in soli due minuti. Quando la Rai decise che i tempi erano maturi per spot di altro genere, senza bisogno di un contenitore in grado di accoglierli tutti, era il 1 gennaio del 1977. All'epoca, gli ascolti si attestavano intorno ai 19 milioni di telespettatori a sera. Vent'anni dunque di minifilm, slogan e personaggi imperituri che a tutt'oggi ricordano in molti. Da Calimero il pulcino piccolo e nero, a Cimabue ("fai una cosa ne sbagli due"), dalla Linea di Cavandoli, cartone ante litteram privo di parola, a Unca Dunca di Bruno Bozzetto. Ma anche l'Omino coi baffi, Lancillotto e i cavalieri della tavola rotonda, Carmencita e il Caballero misterioso. Per un totale di 42.000 scenette, che si chiudevano con il messaggio pubblicitario ma che erano dei cortometraggi formato piccolo schermo a tutti gli effetti.


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    Parliamo di anni in cui la Rai puritana, cattolica e pudica, vietava ai giornalisti dei telegiornali le parole 'membro' del Parlamento e di conseguenza a Carosello vennero bandite le 'ascelle', le 'mutande, i 'piedi' e, neanche a dirlo 'i lassativi'. Per aggrare il problema bastò un colpo di genio pubblicitario: Falqui, basta la parola pronunciato sotto i baffi da Tino Scotti.

    E parliamo degli anni in cui per promuovere un prodotto bisognava far affezionare il possibile consumatore a un personaggio o a uno slogan che con il prodotto stesso non avesse niente a che fare. 'E che c'ho scritto Jo Condor?", 'E la pancia non c'è più', Gigante pensaci tu, il pianeta Papalla, 'Dov'è dov'è dov'è la donna?, Miguel-son-sempre-mi , la famiglia degli Incontentabili...

    Carosello era un programma a se stante, interamente realizzato da privati, fucina di nomi, scoperte e stelle del cinema che sgomitavano pur di entrare in quei due minuti di programma. Ubaldo Lay con il suo impermeabile da tenente Sheridan dell'aperitivo Biancosarti, Cesare Polacco con l'ispettore Rock della Brillantina Linetti, il dentifricio di Carlo Dapporto ('E tutt'a d'un tratto il coro"), Franco Cerri uomo in ammollo, la svedese Solvi Stubing "sarò la tua birra", Virna Lisi che "con quella bocca può dire ciò che vuole", Ernesto Calindri seduto al tavolino a bere estratto di carciofo "contro il logorio della vita moderna"...

    Con l'avvento delle tv commerciali la pubblicità assume un sapore del tutto diverso. L'invasione pressante, spalmata nell'arco dell'intera programmazione, fatica a trovare l'affezione del pubblico. Sino a che, in anni recenti, viene salutato un pallido ritorno ai tempi che furono, con il riproporsi di storie e personaggi seriali, immediatamente riconducibili al prodotto in questione. E' il caso della coppia Bonolis Laurenti in Paradiso, George Clooney e il suo party mancato, di Gigi Proietti e il caffè, dai siparietti per la telefonia mobile, dalla fanciulla australiana divenuta celebre grazie alla sua pelle sudata alla strana coppia Christian De Sica Rodolfo Laganà. Ma sono casi isolati, sopraffatti molto spesso da esagerazioni sceniche, proteste delle associazioni dei genitori, sessualmente ardite, molto spesso inguardabili. E in ogni caso difficle immaginare un genitore che oggi, a vent'anni dall'ultima nota di mandolino di Carosello, possa mandare a letto i propri figli "appena dopo questo spot".
     
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  2. mat7721
     
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    io non ho fatto in tempo a vederlo, quando sono nato l'avevano già chiuso... Ho visto spesso però le repliche alla rai, era molto carino e ingenuo, un modo per capire l'italia di quegli anni.
     
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1 replies since 31/1/2007, 16:45   154 views
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