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La Spagna abolisce l' aborto

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    Svolta sull’aborto, Rajoy
    cancella la legge Zapatero

    Legale solo in caso di stupro o rischio per la madre

    GIAN ANTONIO ORIGHI
    MADRID

    La Spagna fa marcia indietro sull’aborto. Il governo conservatore di Mariano Rajoy ha approvato ieri un progetto di legge ancora più restrittivo delle norme in vigore dal 1985, già superate nel 2010 dalla maggioranza progressista di José Luis Rodriguez Zapatero, che pose la legislazione spagnola all’avanguardia in Europa. Se il progetto verrà approvato dal Parlamento l’aborto verrà considerato ammissibile solo in caso di stupro e di rischio per la salute della donna, ma non in caso di malformazione del feto. In tutti gli altri casi sarà reato.

    Una rivoluzione in un Paese in cui nel 2011si sono registrate 118.359 interruzioni di gravidanza. L’opposizione di sinistra è già sul piede di guerra, mentre le associazioni osservanti come Hazteoir parlano di «un primo passo avanti, ma insufficiente». Basta il nome della riforma per capire la portata di questa bordata illustrata ieri dal ministro della Giustizia, Gallardón: «Legge di Protezione dei Diritti del Concepito e della Donna Incinta». La riforma di Zapatero era stata la seconda del post-franchismo, dopo quella dell’85 dell’ex premier socialista Felipe González che depenalizzava l’aborto solo in tre casi: stupro, rischio per la salute psico-fisica della madre e malformazione del feto. Zapatero l’aveva chiamata «Legge sulla Salute Sessuale e Riproduttiva e sull’Interruzione Volontaria della Gravidanza».

    «Oggi abbiamo approvato un disegno di legge che compie una nostra promessa elettorale e che recupera l’equilibrio stabilito dal Tribunale Costituzionale e dall’Onu tra i diritti del nascituro e della donna - ha detto Gallardón -. Nel caso drammatico di un aborto la donna non è mai colpevole, ma sempre vittima». Per questo, se il Parlamento approverà il progetto l’aborto sarà un reato, anche se solo per i medici e non per la donna, e potrà essere consentito solo in pochi casi. «Recuperiamo la giurisprudenza dell’85, riformata a sorpresa da Zapatero - ha aggiunto Gallardón - e il diritto alla vita del nascituro che deve essere protetta dallo Stato».

    La riforma annulla la possibilità di interrompere la gravidanza per la malformazione del feto, che con Zapatero era possibile entro le 22 settimane. «Non si permetterà più che il futuro del nascituro dipenda dalla decisione unica della madre - ha continuato il Guardasigilli -. È finita l’era delle settimane. La donna potrà abortire solo se è in grave pericolo la sua salute o se è stata vittima di uno stupro». Le condizioni della donna dovranno essere certificate da due medici che non interverranno nell’aborto (prima era lo stesso medico dell’intervento) ed entro 12 settimane in caso di stupro, sempre che prima sia stato denunciato. Poi: i minori di 16 anni potranno abortire solo con il permesso dei genitori. «Il ddl è oscurantismo assoluto, un gran passo indietro di un governo che non si occupa dei vivi e che colpisce l’autonomia della donna», ha tuonato la segretaria socialista Valenciano. «È un dietrofront di 30 anni nei diritti della donne», le ha fatto eco il leader comunista Lara. Ma le proteste femministe arrivano da tutto il Paese.
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