L'isola dei favolosi

Quel sette che fa ancora paura

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    L'eletto

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    In tutte le scuole, ormai, il secondo quadrimestre è in pieno svolgimento. Archiviate le pagelle dello scrutinio di gennaio, l’attenzione è rivolta a quello di fine anno, con la speranza di essere promossi. Chi frequenta la scuola secondaria di II grado (le cosiddette “superiori”) e ha avuto qualche insufficienza, si sta impegnando a superare le lacune, spero avvalendosi anche degli strumenti per il recupero (corsi, sportelli …) che ogni scuola ha l’obbligo di fornire agli studenti in difficoltà. Ma c’è un voto, quello di condotta, che suscita ancora molte perplessità. Dico ancora perché, nonostante con il Decreto Ministeriale n° 5 del 16 gennaio 2009 dell’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, il voto sul comportamento sia stato allineato con gli altri voti, concorrendo alla valutazione complessiva degli studenti (in parole semplici: il voto di condotta “fa media”), ci sono molte famiglie che esprimono delle perplessità su un 7 o un 8 in condotta.

    Chiariamo una cosa: una volta effettivamente l’8 in condotta rappresentava un campanello d’allarme ed il 7 veniva assegnato agli allievi particolarmente discoli. Molti anni fa con il 7 in condotta si rischiava anche la bocciatura. Ma i tempi sono cambiati ed ora lo spettro della bocciatura c’è ma solo con il 5, vale a dire l’insufficienza. Allo stesso modo, non raggiungere un profitto sufficiente nelle diverse discipline significa rischiare di ripetere l’anno, con la differenza che chi si comporta male, e quindi si merita il 5 in condotta, può essere bocciato anche se nelle materie di studio non ha collezionato alcuna insufficienza.

    Nella prassi corrente (seguita perlopiù dalle scuole secondarie di I e II grado) il voto “standard” è l’8. La gamma dei voti viene quindi utilizzata nel caso un allievo si distingua per il comportamento, meritando il 9 o il 10, oppure la condotta sia considerata in qualche modo in difetto. Caso questo che comporta l’assegnazione del 7 (che rimane comunque una valutazione positiva, diciamo discreta) o il 6 (che rappresenta comunque la sufficienza).

    Generalmente si è portati a credere che la “condotta” sia riferibile solo al comportamento tenuto in classe. Ma se il voto che i docenti sono tenuti ad attribuire concorre alla “valutazione complessiva dello studente” è evidente che l’attribuzione deve tener conto di tanti fattori che prima, nella maggior parte dei casi, non erano presi in considerazione.
    Vediamo quali sono questi fattori: la partecipazione attiva e interessata durante le lezioni (niente sbadigli e sospiri, per capirci), l’impegno profuso nello studio e la cura nel tenere in ordine il materiale d’uso, l’assunzione degli impegni – ad esempio, presentarsi alle lezioni con una preparazione adeguata in tutte le discipline in orario, avendo svolto i compiti assegnati e portato tutti i libri e i quaderni-, il rispetto delle cose, cioè tutto ciò che si trova all’interno della scuola e dell’aula scolastica che si condivide con altri, e delle persone, vale a dire dei compagni e degli insegnanti, nonché del personale ATA, la cura nei confronti della propria persona (venire a scuola con un abbigliamento adeguato e con un aspetto generalmente non trasandato) e l’uso di un linguaggio corretto ed educato (niente turpiloqui, per intenderci), la frequenza assidua, a meno di una salute cagionevole e comunque niente assenze “strategiche” in occasioni di compiti in classe o verifiche orali. Insomma, l’elenco potrebbe continuare ma non voglio annoiare i lettori. In ogni caso, chiunque abbia figli in età scolare credo comprenda bene ciò di cui parlo.

    Ma come viene attribuito questo voto dai singoli Consigli di Classe? Inutile dire che vi sono troppe differenze tra scuole e addirittura tra classi dello stesso istituto. In teoria, essendo il voto di condotta un voto come gli altri, bisognerebbe adottare una griglia di valutazione ad hoc, cosa che non sempre avviene. Partendo dagli indicatori, proposti e condivisi dal Collegio del Docenti, bisognerebbe valutare il comportamento di ogni singolo allievo esattamente come si procede per l’assegnazione del voto in ciascuna disciplina. Uso il condizionale perché so che questa non rappresenta una prassi comune. Il problema che spesso si verifica è la tendenza a non assegnare il 10 in condotta. Ma facciamo un esempio per vedere chi realmente meriterebbe la valutazione massima.

    L’allievo che merita il 10 in condotta ha dimostrato, durante l’anno scolastico, di:
    • aver osservato il regolamento d’Istituto, rispettato i docenti, i compagni e il personale scolastico
    • utilizzato responsabilmente le strutture, il materiale della scuola, gli spazi comuni e di aver comunque tenuto un comportamento responsabile ovunque, anche durante le visite di istruzione
    • frequentato regolarmente le lezioni, presentandosi puntualmente in classe la mattina e dopo l’intervallo (se c’è, anche al rientro pomeridiano)
    • partecipato attivamente alle lezioni, con interventi pertinenti e domande opportune di chiarimento o anche di approfondimento
    • svolto regolarmente i compiti assegnati e prestato attenzione costante durante la loro correzione
    • dimostrato impegno costante nello studio e un’adeguata preparazione per lo svolgimento delle verifiche sia orali che scritte
    • non essere incorso in alcun provvedimento disciplinare (comprese le note sul libretto o sul registro di classe) e non essere stato richiamato verbalmente per alcun atteggiamento scorretto

    Sulla base di quello che è considerato lo standard massimo, si procede quindi alla valutazione del comportamento, considerando il grado di raggiungimento degli obiettivi sopra esposti.

    Una riflessione a parte merita, a parer mio, la questione delle assenze. Il MIUR, attraverso la <a href="http://marisamoles.wordpress.com/2011/03/07/bocciatura-allievi-con-troppe-assenze-chiarimenti-dal-miur/" target="_blank" style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; color: rgb(0, 113, 187); outline: none; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">circolare n.4 del 20 marzo 2011 ha chiarito che, per la validità dell’anno scolastico e l’ammissione degli studenti della scuola secondaria di I e II grado all’Esame di Stato, è necessaria la frequenza del 75% del monte orario annuale (attenzione: si parla di “ore” non di “giorni”, quindi il calcolo va fatto sulla base del monte orario annuale individuale). Sono, tuttavia, previste delle deroghe su cui il ministero si limita a dare dei suggerimenti. Si potrà, infatti, a discrezione dei singoli Collegi dei Docenti, tener conto delle assenze motivate da:

    1. problemi di salute adeguatamente documentati
    2. terapie e/o cure programmate
    3. donazioni di sangue
    4. partecipazione ad attività sportive e agonistiche organizzate da federazioni riconosciute dal Coni
    5. adesione a confessioni religiose per le quali esistono specifiche intese che considerano il sabato come giorno di riposo.

    Questo elenco è puramente indicativo e può essere ampliato o ristretto dai singoli Collegi dei Docenti. Va da sé che la frequenza alle lezioni, anche quando le assenze si attestino al di sotto della soglia massima, rimane uno dei dati irrinunciabili per determinare la valutazione del voto di condotta.

    (per maggiori informazioni,<a href="http://marisamoles.wordpress.com/category/voto-di-condotta/" target="_blank" style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; color: rgb(0, 113, 187); outline: none; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial;">CLICCA QUI)
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