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Fanno notiza, poi vengono rimossi. Sono i delitti in famiglia. Un omicidio su tre in Italia avviene fra le mura di casa. Storie a confronto con gli Usa
Destano clamore e conquistano le prime pagine dei giornali. Vengono spesso ricondotti a scoppi di follia e raptus. Sono i crimini in famiglia. In italia una persona su tre viene uccisa fra le mura di casa. Talvolta a colpire sono i giovani che si ribellano contro i genitori o cercano di accaparrarsi l’eredità. Emblematiche le vicende di Erika e Omar o quella di Pietro Maso che recentemente è stato messo in semilibertà. Nella maggior parte dei casi l’omocida è però adulto, quasi sempre maschio. Le cronache sono ricche di vicende drammatiche: si uccide per gelosia, per la paura di un’infedeltà vera o presunta, di un abbandono. Ma c’è anche chi stermina la famiglia a seguito di un crack finanziario, quasi per “proteggerla” dalle conseguenze di un crollo economico. Negli Stati Uniti si è addirittura inventato il termine famiglicidio per indicare questo genere di situazioni che si ripetono con una frequenza inquietante. Partono anche delle campagne sul Web che invitano i padri a insegnare ai propri figli, fin da piccoli, il rispetto verso le donne. Ma la realtà è contraddittoria: la diffusione delle armi da fuoco è sicuramente un grande problema. L’ultima storia in questo senso arriva dall’Arizona dove un bambino di 8 anni è accusato di aver ucciso il padre e un amico del papà con un fucile. Sul piano processuale il caso giudiziario ( impossibile da noi) è aperto a ogni conclusione anche per le irregolarità con cui è avvenuto l’interrogatorio della polizia. Siamo davanti comunque a una “piaga planetaria” che richiede un nuovo livello di consapevolezza e la possibilità di intercettare i propositi omicidi prima che questi vengano messi in pratica. Cosa più a facile a dirsi che a farsi. Aprire gli occhi è in ogni caso il primo passo.
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