Il tappeto giallo, arancio, rosso di foglie cadute frusciava morbido sotto i passi.
Lei aveva salutato gli amici, i pochi parenti avevano salutato lei.
L'orizzonte era oltre gli alberi spogli; il cielo viola, le nuvole chiare, ombrate di rosa.
Un solo nuvolone scuro movimentava la linea del'orizzonte, rendendo incerto
il presagire del tempo dell'indomani.
Nel giardino tutto era riposto, messo al sicuro dai venti dell'inverno.
Le piante riparate, gli attrezzi conservati... Un'ultima occhiata ed entrò in casa.
Anche la casa era in ordine. Le provviste ben sigillate, gli abiti negli armadi, le finestre chiuse.
Andò decisa verso il lavello, bevve due bicchieri di acqua e un sorso di succo d'arancia.
Era giunto il momento. Andò per l'ultima volta alla finestra;
un' improvvisa folata di vento le regalò lo spettacolo di un turbinìo di foglie.
Uno sguardo ancora ad abbracciare l'orizzonte e il giardino in riposo,
poi chiuse anche la serranda di quella finestra.
Nella poca luce della stanza, a memoria si avvicinò al letto, si spogliò
completamente ed indossò soltanto un pigiamone caldo e spesso.
Il buio dell'inverno avanzava veloce. Ormai nella stanza non c'era più luce.
Scostò il piumone, si infilò nel letto; cercò una comoda posizione e chiuse
piano gli occhi.
Col sibilo del vento, dolcemente si addormentò.
Avrebbe dormito alcuni mesi e si sarebbe svegliata quando il tepore
del sole di primavera avrebbe bussato alle finestre serrate.
Era il tempo del letargo.
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