Anni fa, quando ero ragazzina, l’Uomo della Sindone mi affascinava.
Era una consolazione, una speranza e non penso sia blasfemo dire che mi piaceva; mi era simpatico, se simpatico può rappresentare un sentimento di amicizia.
Ora sono imparziale davanti alla Sindone; non so più o non voglio più pensare a quell’uomo, terreno o divino che sia.
Anni fa… sentivo antipatia per Padre Pio. A quei tempi era ancora soltanto Padre Pio. Descritto come burbero, ma anche duro, poco flessibile, molto pretenzioso, provavo e manifestavo insofferenza nei suoi confronti. Un giorno, più per la gita che per altri motivi, mi lasciai convincere ad andare a S. Giovanni Rotondo. Lì lo sentii vicino, lì ci trovammo e santo o uomo che sia, l’antipatia è finita. La sua stanzetta è bellissima, i suoi oggetti e i suoi luoghi hanno fatto il piccolissimo miracolo di non farmi più essere ostile a lui, anzi mi “faceva compagnia”.
Dopo sono andata a Pietrelcina. Esperienza ancora più bella; il suo paesino, la sua casa paterna, quella della famiglia, quella dove dormiva, suscitano sentimenti unici.
Ci sono tornata tre volte, una delle quali costringendo gli amici che mi accompagnavano (non tutti, perchè non tutti se la sentivano di camminare) a fare il percorso dal paese ai campi di suo padre, nei posti dove si ritrovava con lui stesso o forse con Qualcuno.
Sono affascinata dai posti dove c’è silenzio, dai campi, dagli spazi aperti, dalle piccole testimonianze: l’albero, la chiesetta, la cucina di sua mamma, la chiesetta del suo battesimo… tutto in un paese che ora vive di un turismo enorme grazie a lui, ma che conserva un fascino semplicemente particolare. Sono tornata anche a S.Giovanni Rotondo, nella mega chiesa costruita per i suoi fedeli.
Io… vorrei vedere la Sindone.
Sono sicura che solo vedendola potrei decidere cosa significa,
cosa è o cosa sono… io per lei.
Non posso: è al di fuori delle mie possibilità e quindi resta un qualcosa che, in questo momento, non mi dà pace, non mi dà speranza, ma nemmeno mi è indifferente.
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